La storia di Montresta, piccolo paese in provincia di Oristano, è particolare. Nel 1750, infatti, il re di Sardegna Carlo Emanuele III concesse a dei coloni greci, presenti in Corsica, il diritto d’asilo e il permesso di occupare questo territorio dell’Oristanese. Questi greci discendevano dai manioti sconfitti in Laconia (Peloponneso) dai Turchi, nel 1676, e rifugiatisi in Corsica (oltreché in Toscana e a Genova).

Quando nel 1731 la Corsica insorse contro la Repubblica di Genova, i greci si rifiutarono di partecipare alla sommossa e, per vendetta, i ribelli corsi saccheggiarono e bruciarono le loro proprietà, costringendoli alla fuga in Sardegna. Ottenuto il permesso dal re, i greci fondarono Montresta, cui dettero il nome di Villa San Cristoforo (dal santo cui era intitolata una vicina chiesetta campestre tuttora esistente), ma i loro guai non erano finiti: l’ostilità delle popolazioni autoctone, soprattutto degli abitanti della vicina Bosa che fino ad allora avevano occupato quelle terre, costrinse praticamente tutta la popolazione greca a scappare dal paese, tanto che nel 1830 di greci a Montresta, secondo le fonti, non erano rimasti che due. Nel frattempo, comunque, il paese era sorto…

Circondato da boschi di sughere e macchia mediterranea (il bosco di Silva Manna è bellissimo e merita una visita), il comune di Montresta sorge su un territorio popolato sin dalla preistoria, come testimoniato dai numerosi monumenti archeologici qua presenti, sia di origine nuragica (come il nuraghe Badu de sa rughe) che punica (come la torre chiamata appunto Sa Turre). Da visitare in centro è la Chiesa di Sacro Cuore, costruita negli anni ’60 su un edificio più antico.

 
   
 
 

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