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Camillo Bellieni

Camillo Bellieni nacque a Sassari il 31 gennaio del 1893 e trascorse la sua infanzia a Thiesi. Trasferitosi nuovamente a Sassari con la famiglia, frequentò il Liceo Classico Azuni insieme a Palmiro Togliatti e fin da giovane iniziò ad appassionarsi alla politica. Si iscrisse e si laureò nella facoltà di Giurisprudenza e in seguito nella facoltà di Filosofia a Roma. Nel 1913, dopo aver vinto il concorso di segretario capo della biblioteca della Scuola di ingegneria, si recò a Napoli.

Durante la prima guerra mondiale, Bellieni combatté come soldato semplice del 134° reggimento fanteria nella battaglia del Carso con la Brigata Sassari e, successivamente, divenne sottotenente nel 43° reggimento fanteria; durante i combattimenti sull’altipiano di Asiago, venne ferito e rimase invalido. Una volta ritornato in Sardegna, nel 1819, Camillo Bellieni costituì insieme ad Arnaldo Satta Branca una società dei reduci della trincea e diede il suo contributo per la formazione del Partito Sardo d’Azione, divenendone il primo direttore.

Dopo la guerra si dedicò all’insegnamento ma, a causa della sua opposizione al fascismo, venne sospeso dall’Università di Bologna e iniziò così a trasferirsi in diverse città italiane costretto a fare l’insegnante precario; nel 1943 fece ritorno in terra sarda dove lavorò come bibliotecario presso l’Università di Sassari. In seguito alla caduta del fascismo, Bellieni si oppose fortemente alla corrente socialista di Emilio Lussu e, una volta raggiunta l’età della pensione, abbandonò l’isola e si trasferì a Napoli, luogo in cui morì il 9 dicembre del 1975.

Il corpo di Camillo Bellieni venne successivamente riportato in Sardegna e sepolto nel cimitero comunale di Sassari, avvolto da una bandiera dei quattro mori. Tra le sue opere di maggior prestigio si ricordano in particolar modo: Attilio Deffenu e il socialismo in Sardegna (1925); La Sardegna e i sardi nella civiltà del mondo antico (1928-1931); La lotta politica in Sardegna dal 1848 ai giorni nostri (1962); L’attività diplomatica del Giudice di Sardegna intorno alla metà del secolo 9 d.C. (1963); La Sardegna e i sardi nella civiltà dell’alto medioevo (1973) ed Eleonora D’Arborea (1978).

 
 
   
 
 

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