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Intreccio Sardo

L’intreccio sardo rappresenta una delle attività più antiche e caratteristiche nella tradizione dell’artigianato sardo ed è tuttora praticato da cooperative di artigiani in diverse località della Sardegna.

L’arte dell’intreccio sardo consiste nella lavorazione e nella confezione di cestini, canestri e contenitori rustici di vario tipo, attraverso l’utilizzo di piante e materiali naturali come il giunco, la palma nana, il fieno, la canna, il salice e l’asfodelo.

Per questo motivo la materia prima utilizzata per la produzione di cestini sardi varia di paese in paese, a seconda della vegetazione circostante: un territorio ricco di stagni permette, ad esempio, un maggiore utilizzo di giunco o palma nana, mentre nelle zone più interne e collinari è perlopiù diffuso l’uso di piante come l’asfodelo.

La tecnica dell’intreccio consiste in una lavorazione a spirale di pagliola, talvolta colorata di rosso, blu e verde per creare disegni e decorazioni che impreziosiscono i cestini, cucita manualmente punto per punto con un ago di ferro. La funzione dei canestri sardi è fondamentalmente legata alla tradizione agro-pastorale, alla conservazione di alimenti e, più in generale, all’uso domestico.

Tra i paesi più rinomati per l’arte dell’intreccio si distinguono in particolar modo Sinnai (Città Metropolitana di Cagliari), San Vero Milis (in provincia di Oristano), Ollolai (in provincia di Nuoro), Sennori e Castelsardo (in provincia di Sassari), che ospita – nella Fortezza dei Doria – proprio il Museo dell’intreccio, in cui è possibile ammirare diversi tipi di manufatti sardi realizzati con fibre vegetali, come cesti (con o senza maniche), piatti, corbule e canestri.

 
 
   
 
 

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