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Antonio Pigliaru

Antonio Pigliaru nacque a Orune, paese in provincia di Nuoro, il 17 agosto del 1922. Figlio di due maestri elementari, nonostante alcune difficoltà economiche riuscì a continuare gli studi e, terminata la scuola primaria, dopo la morte del padre si trasferì a Sassari dai nonni materni per proseguire la formazione liceale.

Nel 1941 si iscrisse all’Università di Cagliari nella facoltà di Lettere e Filosofia; tre anni più tardi venne arrestato e accusato di spionaggio, guerra civile e cospirazione politica; venne condannato a sette anni di reclusione dal tribunale militare di Oristano, in cui scontò diciassette mesi, e venne poi liberato nel 1946 in seguito all’amnistia concessa dall’allora ministro della Giustizia Palmiro Togliatti. Dopo questa brutta esperienza, Antonio Pigliaru concluse gli studi e si laureò con una tesi sull’esistenzialismo di Giacomo Leopardi.

Nel 1949 fu assistente volontario alla cattedra di Filosofia del Diritto presso l’Università di Sassari e, nello stesso anno, fondò la rivista Ichnusa; nel 1967 divenne insegnante di Dottrina dello Stato. Antonio Pigliaru fu autore di numerosi saggi, tra le sue opere più influenti si ricordano in particolar modo: Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario, del 1950; Persona umana ed ordinamento giuridico, del 1953; Meditazioni sul regime penitenziario Italiano, del 1959; La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico, sempre del 1959; Sardegna, Una civiltà di pietra, del 1961; Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto, del 1965; Promemoria sull’obiezione di coscienza, del 1968 e Gramsci e la cultura sarda, del 1969.

Diverse opere furono inoltre date alle stampe dopo la sua morte, tra queste si segnalano: Il banditismo in Sardegna, pubblicato nel 1970; Il rispetto dell’uomo, nel 1980; Scritti sul fascismo, nel 1983 e Le parole e le cose: alfabeto della democrazia, divulgato nel 2005.

Antonio Pigliaru morì a Sassari il 27 marzo del 1969, nel corso della consueta seduta di emodialisi a cui si sottoponeva a causa di una grave insufficienza renale contratta durante il periodo trascorso in carcere. A lui sono intitolate le biblioteche comunali di Orune e di Porto Torres e la Biblioteca interfacoltà per le Scienze giuridiche, politiche ed economiche dell’Università di Sassari.

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