Il sardo campidanese (sardu campidanesu o semplicemente campidanesu) è una lingua neolatina che costituisce, insieme al sardo logudorese, una delle due macro-varianti della lingua sarda. Diffuso prevalentemente nella Sardegna centro-meridionale, il campidanese è l’idioma più divulgato nell’isola e, secondo una ricerca commissionata dall’Amministrazione regionale, è oggi compreso da circa novecentomila persone e parlato da oltre seicentomila sardi.
Rispetto al logudorese, il sardo campidanese presenta tratti linguistici particolarmente evoluti ed elementi di distacco dal latino molto più evidenti; nonché una maggiore omogeneità grammaticale, lessicale e fonetica che ha come base il campidanese “ comune ” di Cagliari (casteddaju) ma che non limita comunque la presenza di ulteriori sottogruppi, caratterizzati da differenti inflessioni dialettali, soprattutto in quelle aree di confine e transizione tra una regione storica e l’altra.
Tra le varianti che compongono il sardo campidanese spiccano l’arborense (parlato in buona parte della provincia di Oristano), lingua in cui è scritta la Carta de Logu promulgata da Eleonora D’Arborea, l’ogliastrino (parlato nell’Ogliastra), che presenta anche molti elementi caratteristici del barbaricino e del nuorese, e il sulcitano (parlato perlopiù a Carbonia e Sant’Antioco).
Un’altra peculiarità del campidanese è la differenza tra la forma scritta e la pronuncia di alcune lettere e parole che varia a seconda della formulazione sintattica della frase.
Molti elementi del sardo campidanese sono inoltre presenti nella Limba Sarda Comuna.
Proverbi e modi di dire in sardo campidanese
• Falsu che friaxu
(Falso come febbraio)
• Chi dha faidi dha pensada
(Chi la fa l’ha pensata)
• S’amori nou ci bogada su becciu
(L’amore nuovo caccia il vecchio)
• Niunu frabanciu senza testimongius
(Non vi è bugiardo senza testimoni)
• Deus mi scampidi de is malus pagadoris
(Dio mi scampi dai cattivi pagatori)