Grazia Deledda nacque a Nuoro il 27 settembre 1871 e visse nel capoluogo della Barbagia per ventinove anni, in quella casa che dal 1983 è divenuta il Museo Deleddiano.
Di famiglia benestante, si ritrovò ad affrontare alcune difficoltà economiche in seguito a una serie di disgrazie, tra cui la morte del padre. Nel 1900 si sposò e si trasferì a Roma dove rimase per tutta la vita fino al giorno in cui morì di cancro, il 15 agosto 1936.
Dopo la quarta elementare proseguì gli studi privatamente e da autodidatta. Come molti sardi della sua generazione, Grazia Deledda imparò l’italiano diversi anni dopo la nascita; aspetto che rende la sua produzione letteraria, se possibile, ancora più preziosa perché in una lingua differente da quella madre.
Iniziò a scrivere in giovane età i primi racconti che vennero pubblicati su alcune riviste. Fondamentale per la formazione letteraria di Grazia Deledda fu l’incontro e l’amicizia con lo scrittore sassarese Enrico Costa, di cui lei stessa si definì “ discepola ”, nonché la sua nota passione per la letteratura russa.
Dopo una serie di novelle e poesie pubblicate in numerose raccolte antologiche, arrivarono i romanzi che la consacrarono definitivamente come scrittrice; tra i più celebri: Elias Portolu (1903), Cenere (1904) e il capolavoro Canne al vento (1913).
I rapporti umani, fatti di amore e dolore, il destino, la natura, la religione e ovviamente la Sardegna sono le tematiche ricorrenti nella narrativa della scrittrice, che i critici collocano tra verismo e decadentismo.
Apprezzata da molti autori italiani e stranieri di quel tempo, spesso biasimata più nella sua terra madre che altrove, la Deledda raggiunse l’apice della carriera con il Premio Nobel per la letteratura che le fu assegnato nel 1926.
Narratrice, poetessa, autrice teatrale e traduttrice, Grazia Deledda fu una delle scrittrici italiane più influenti e produttive del Novecento.
Alcune delle sue opere divennero film cinematografici o sceneggiati televisivi. Non vi è comune in Sardegna che non abbia dedicato una via o una piazza all’autrice isolana più conosciuta nel mondo; tuttora inevitabile punto di riferimento per molti scrittori sardi.