Graziano Mesina, conosciuto anche come Grazianeddu, è nato ad Orgosolo il 4 aprile del 1942 ed è senza ombra di dubbio il bandito sardo più noto del dopoguerra. Protagonista di numerosi tentativi di evasione (ventidue in totale e dieci condotti a buon fine), Mesina viene soprannominato la primula rossa ed è ricordato oggi soprattutto per il ruolo di mediatore che ricoprì nel rapimento di Farouk Kassam.
Dopo un’adolescenza piuttosto travagliata, segnata dall’abbandono della scuola in seguito all’aggressione di un insegnante, Graziano Mesina venne arrestato per la prima volta a quattordici anni, con l’accusa di porto abusivo di armi; seguì un ulteriore arresto nel 1960, per una sparatoria in luogo pubblico, e sempre agli inizi degli anni Sessanta venne condannato a sedici anni di carcere con l’accusa di aver sparato allo zio di uno degli accusatori coinvolti nel controverso sequestro e omicidio di Peppino Crasta, per il quale erano stati incastrati i fratelli Mesina.
Dichiaratosi sempre innocente, Grazianeddu venne rinchiuso nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros, mentre i fratelli vennero prosciolti da ogni accusa. Tra condanne, evasioni (la più famosa rimane quella del 1966, dal carcere San Sebastiano di Sassari) e latitanze, la vita di Graziano Mesina proseguì fino alla grazia concessagli nel 2004 dall’allora presidente Ciampi e dal ministro della Giustizia Castelli.
Dopo un periodo apparentemente tranquillo, trascorso a fare la guida turistica nel Supramonte, la primula rossa venne nuovamente arrestata nel 2013, a settantuno anni, per traffico di droga, furti, rapine e associazione a delinquere finalizzata, secondo gli inquirenti, a un nuovo sequestro di persona.
La lunga carriera criminale di Graziano Mesina (quarant’anni di carcere, undici di arresti domiciliari e cinque di latitanza) è stata raccontata nel film realizzato nel 1969 da Carlo Lizzani, Barbagia (La società del malessere), con protagonista Terence Hill nei panni della primula rossa del banditismo sardo.