Enrico Costa nacque a Sassari l’11 aprile 1841 e morì nella sua amata città il 26 marzo 1909. Sebbene nato in una famiglia di ceto medio, in quanto primogenito dovette abbandonare gli studi in seguito alla morte del padre, musicista genovese; e dopo una serie di umili occupazioni, cominciò da impiegato la carriera di banchiere fino a diventare Tesoriere della Cassa del Municipio di Sassari.
Sposato e con sei figli, interessato alla poesia, al teatro e alla musica, pur continuando a lavorare, Enrico Costa non smise mai di coltivare la passione per lo studio e la ricerca; concentrati in particolar modo sulla Sardegna e riscontrabili in tutta la produzione letteraria fatta prevalentemente di saggi e romanzi storici, tra cui emerge quella che è probabilmente l’opera più autorevole dello scrittore: Sassari, una sorta di enciclopedia suddivisa in quattro volumi sulla storia e gli avvenimenti più importanti della sua città natale, pubblicata integralmente nel 1937.
Appassionato di giornalismo e intellettuale di spicco, fondò il periodico “ La stella di Sardegna ” (1875) e il quotidiano “ Gazzettino Sardo ” (1881). Seguito da molti autori regionali e nazionali, tra i quali si annovera la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda, sua amica e “ discepola ”, Enrico Costa fu inoltre archivista presso il comune di Sassari fino all’anno della sua morte.
Tra le opere più celebri dello scrittore sassarese si ricordano: Il muto di Gallura (1884), La bella di Cabras (1887), Rosa Gambella (1897), Adelasia di Torres (1898), Giovanni Tolu: storia di un bandito sardo, narrata da lui medesimo (1897), tradotto anche in tedesco, e la monografia sugli abiti tradizionali dell’isola, Costumi Sardi, pubblicata postuma nel 1913.