Il carnevale di Samugheo (in sardo campidanese karrasegare samughesu), comune situato nella provincia di Oristano, affonda le sue origini nella tradizione agricola e pastorale della Sardegna centrale e, come gran parte dei carnevali sardi, conserva a tutt’oggi molteplici aspetti del culto pagano del dio Dioniso.
Parecchi elementi che rimandano a questa divinità sono rappresentati da S’Urtzu, maschera tradizionale che inscena la passione e la morte. Ai riti dionisiaci si può ricondurre anche il comportamento di un’altra maschera caratteristica, quella dei Mamutzones, che sfilano saltando invasati attorno a S’Urtzu.
La sacralità di questi personaggi è testimoniata anche dalla rituale cantilena che recitano mentre, durante le sfilate, inseguono i bambini del paese: “ S’Ocru mannu piludu non timet a nissunu, solu du Deus mannu, s’Ocru mannu corrudu… ” (L’Orco grande peloso non teme nessuno, solo il grande Iddio, l’Orco grande cornuto…).
In ogni occasione pubblica, quindi non soltanto durante le celebrazioni del carnevale di Samugheo, il gruppo di maschere compie la propria danza cadenzata dal frastuono dei tipici campanacci, sempre con lo stesso passo e la stessa ritmica, eseguendo il famoso “ cerchio ” e creando dunque un’unica fila circolare, nel cui centro è posto il capogruppo.
Il rito è incentrato su una processione ordinata e partecipata, in cui i Mamutzones imitano il combattimento delle capre in amore, mentre S’Urtzu sceglie tra le ragazze che incontra sul proprio cammino quelle con cui simulare l’accoppiamento. S’Omadore, un’altra maschera tradizionale del carnevale di Samugheo, raffigurante il pastore, cerca di inseguire e pungolare S’Utrzu che ripetutamente cade al suolo e muore.
Sarà il vino, elemento della terra, a rianimarlo e farlo rialzare muggendo: S’Urtzu muore quindi per rendere fertile il terreno e da esso rinasce, simboleggiando l’eterno e infinito ciclo della natura.
Le maschere fanno la loro prima apparizione alle diciannove in punto del 16 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate; ma il carnevale vero e proprio comincia nel primo pomeriggio di giovedì grasso con la vestizione, momento vissuto intensamente dai partecipanti e dagli spettatori.
Le maschere escono la sera del giovedì, della domenica e del martedì di carnevale. I protagonisti principali del carnevale di Samugheo sono dunque Su Mamutzone, S’Urtzu e S’Omadore. Su Mamutzone, maschera muta con il volto annerito dal sughero bruciato, indossa, sopra un abito di fustagno nero, una casacca di pelli di capra senza maniche con una cintura da cui pendono diverse file di sonagli e campanelli (campaneddas e trinitos).
S’Urtzu, l’orso, è la vittima della rappresentazione e indossa un completo di pelle di caprone nero, pelli di capretto sul petto e un unico pesante campanaccio.
S’Omadore, il pastore, indossa un lungo cappotto nero e ha il viso coperto di fuliggine; tiene in mano una fune (sa soga), un bastone, una zucca contenente il vino e un pungolo. Su Traga Cortgius è invece il personaggio che trasporta le pelli bovine secche e rappresenta un presagio di morte.