Francesco Ciusa nacque a Nuoro il 2 luglio del 1883 e con il suo lavoro contribuì ad aumentare la qualità della scultura in Sardegna, che fino a quel momento si limitava esclusivamente all’abilità dei tagliapietre popolari o agli incisori formati da una istruzione di base “ continentale ” che risultava omologata, mediocre e impersonale.
Con l’opera La madre dell’ucciso, nel 1907 Francesco Ciusa riuscì addirittura a portare la cultura isolana alla Biennale di Venezia, confermando la Sardegna nel quadro artistico internazionale; ad oggi esistono cinque copie in bronzo dell’opera: una di queste si trova alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, mentre l’originale è esposta nella Galleria Comunale di Cagliari.
Ciusa ebbe in comune con gli artisti del Novecento sardo – Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Salvator Ruju, Grazia Deledda – l’irrefrenabile desiderio di portare nella sua opera i due mondi che convivevano in lui: la realtà agro-pastorale sarda e quella moderna al di là dell’isola.
A differenza loro, però, egli non fu un autodidatta ma, grazie all’aiuto economico concessogli dal Comune di Nuoro, poté frequentare l’Accademia delle Belle Arti a Firenze e, al suo ritorno, si trasferì a Sassari dove fu ben accolto dal salotto artistico della città.
Dopo essersi sposato con Vittoria Cocco, Francesco Ciusa lasciò il nord dell’isola per trasferirsi a Cagliari ma, nonostante il calore umano, non trovò nel capoluogo sardo abbastanza spazio in ambito lavorativo: l’unica importante commissione concessagli in quel periodo furono le decorazioni del Palazzo Civico di Cagliari.
Tra le altre opere significative di Ciusa si ricordano in particolar modo il monumento a Sebastiano Satta sul colle di Sant’Onofrio a Nuoro (1931), la tomba per la sorella di Maria Lai a Ulassai (1933), il busto di Mussolini (1936) e ancora Il pane, Il nomade, La filatrice e Il dormiente, con cui vinse il Premio Città di Firenze nel 1909. L’ultima opera rilevante di Francesco Ciusa, intitolata Il fromboliere, risale al 1939.
Dopo la fine della guerra, che provocò danni ingenti al suo studio, si dedicò all’insegnamento e il 26 febbraio del 1949 morì a Cagliari dopo una lunga malattia.
A lui è intitolato il Museo Francesco Ciusa spazio espositivo Tribu di Nuoro.