Giovanni Maria Angioy nacque a Bono, in provincia di Sassari, il 21 ottobre 1751. Secondo di quattro figli, perse i genitori in giovane età e fu affidato alle cure di uno zio materno che si occupò della sua educazione e formazione.
Trasferitosi a Sassari per studiare al collegio Canopoleno e in seguito all’università, secondo alcune fonti si laureò nell’ateneo turritano nel 1771; altre fonti sostengono invece che, dopo un anno di teologia, fu inviato dallo zio a Cagliari e completò gli studi in legge presso l’università del capoluogo sardo.
Dopo la laurea, Giovanni Maria Angioy cominciò a fare pratica forense e nel 1772 intraprese, a soli ventuno anni, la carriera accademica come insegnante di Diritto civile.
Divenuto inoltre magistrato, nel 1789 venne nominato Giudice della Reale Udienza. Otto anni prima della prestigiosa carica, sposò Anna Belgrano, una borghese che gli permise, grazie alle considerevoli disponibilità economiche, di sviluppare un progetto d’innovazione industriale che si può oggi considerare una premessa al socialismo utopistico: l’obiettivo era avere la massima resa economica migliorando le condizioni dei lavoratori.
Giovanni Maria Angioy maturò, al contempo, una sensibilità politica che lo portò a divenire un esponente importante dei progressisti antifeudali: rivendicò i diritti autonomistici dei sardi, sanciti nel 1718 dal trattato di Londra e sempre ignorati dai re sabaudi.
Nonostante si respirasse anche in Sardegna un’aria rivoluzionaria che arrivava dalla Francia, la scelta politica di Giovanni Maria Angioy fu sempre moderata e aperta al dialogo.
In seguito all’assassinio di due funzionari piemontesi a Cagliari, nel 1794, la Sardegna entrò in uno stato di ribellione e in tutta l’isola vennero catturati più di cinquecento funzionari continentali per essere cacciati oltremare.
In questo momento il potere governante era in mano alla Reale Udienza che, per placare gli animi, decise di mandare a Sassari Giovanni Maria Angioy, conferendogli la possibilità di esercitare il potere vicereale (Alternos).
Presto, però, Angioy si schierò apertamente dalla parte degli oppressi, opponendosi alle volontà del viceré; questo portò a una taglia per la sua cattura che lo vide costretto a imbarcarsi clandestinamente a Porto Torres, alla volta di Genova.
Giovanni Maria Angioy morirà a Parigi nel 1808 insieme al suo sogno: l’autodeterminazione del popolo e della terra sarda.