Giuseppe Biasi nacque a Sassari il 23 ottobre del 1885 e fu il maggior esponente sardo della pittura del Novecento. Con il suo lavoro rappresentò in modo chiaro il dualismo che animava gli artisti dell’epoca, trovandosi a dover convivere con le tradizioni della propria terra e il bisogno di accogliere la modernità che giungeva da tutta Europa.
Spinto fin da giovane dalla volontà di aiutare l’isola a liberarsi dalla lunga oppressione coloniale, nel 1906 Giuseppe Biasi intraprese un viaggio per tutta la Sardegna, visitando anche il più piccolo paese, con lo scopo di acquisirne ogni sfumatura culturale.
Il personaggio di Biasi fu fortemente contraddittorio, a partire dalla scelta degli studi: la rigida laurea in giurisprudenza, ottenuta nel 1908, poco affine con la capacità di esprimere libertà nell’arte e la deformazione espressiva delle linee usata, ad esempio, per alcune caricature pubblicate su “ La Nuova Sardegna ” o in manifesti pubblicitari.
L’opera di Giuseppe Biasi si concentrò principalmente sulla raffigurazione delle tradizioni e della vita popolare sarda e per questo motivo venne etichettato semplicisticamente come il “ pittore di folklore ”.
L’intento di Biasi fu in realtà quello di dare una nuova immagine della Sardegna in quegli anni di oppressione, per aprirla all’autonomia e alla modernità che la circondavano.
Dopo la laurea ebbe contatti con la scrittrice Grazia Deledda, della cui opera divenne il principale illustratore, e con l’acquerello Processione nella Barbagia di Fonni partecipò segretamente alla Biennale di Venezia.
Nel 1920 ottenne proprio in questa manifestazione il premio dell’Opera Nazionale Combattenti.
Nel 1924 fino al 1927, Giuseppe Biasi soggiornò in Africa settentrionale con l’intento di rinnovare il proprio stile partendo dalle origini del primitivismo; si appassionò alla pittura faraonica e alle maschere africane, si avvicinò al cubismo, all’espressionismo e alle tecniche pittoriche di Matisse e Modigliani.
Al suo ritorno, nonostante non fu mai capito e apprezzato nel paese natale, Giuseppe Biasi continuò la ricerca artistica in Italia, viaggiano nel centro-nord della penisola. Nel 1945 fu arrestato con l’accusa di essere una spia delle SS e, durante un trasferimento, venne colpito alla testa da un sasso e morì tragicamente ad Andorno Micca il 20 maggio.