Abitata sin dall’Età del Bronzo e sede di parecchi insediamenti nuragici, la zona di Selegas (in sardo campidanese Sèligas) comune in Provincia del Sud Sardegna è da sempre una delle zone granifere più prolifiche della Sardegna, tanto che il suo nome potrebbe derivare proprio dalle numerose coltivazioni di segale (che si usava in età romana per produrre il pane nero destinato alla plebe) o dal latino “ segetes ” (che potrebbe significare “ cereali vari ” ma anche “ terra di Cerere ”, dea delle messi); sebbene un’altra ipotesi meno accreditata sostiene che il toponimo sia di etimologia ancora più antica, derivante dal fenicio “ selag ” che significa “ rupe ”, e farebbe quindi riferimento alla posizione geografica del paese, situato su una leggera pendice tra due valli.
Selegas è caratterizzato dalla presenza di molti murales lungo le sue vie, murales che raccontano le storie più disparate. In paese si trova la chiesa di Sant’Anna, la patrona per la quale si organizza a luglio una processione serale chiusa da fuochi d’artificio e in passato si organizzava una corsa di cavalli (su paliu de Sant’Anna).
Nel comune di Selegas, a circa due chilometri dall’abitato, si trova la piccola frazione di Seuni, un piccolo borgo di trecento abitanti dal centro storico assai piacevole arricchito dalla presenza della Chiesa di Santa Vittoria Vergine Martire, costruzione del XVI secolo dalla notevole struttura architettonica.