Se passeggiate per le vie di Bonarcado (in sardo campidanese Bonaccattu), piccolo comune di nemmeno duemila abitanti in provincia di Oristano, ai piedi del Montiferru, vi capiterà probabilmente di sentire parlare spesso il sardo piuttosto che l’italiano: siamo infatti in un paese la cui popolazione è molto attenta a conservare la propria identità linguistico-culturale, e questo conferisce a Bonarcado l’atmosfera davvero interessante dei luoghi che hanno nel proprio dna la conservazione delle tradizioni.
A questo proposito, vale la pena ricordare che la zona di Bonarcado, anche in virtù della fertilità di queste terre feconde e assai propizie all’agricoltura, è abitata sin dai tempi più remoti, tant’è che non vi mancano i resti di nuraghi, domus de janas e tombe dei giganti (si segnalano i nuraghi di Ziligherto, Serra Crastula, Scovera, Campu Scudu e Livandru) – e, non si dimentichi, la fertilità di queste terre non è solo una cosa del passato ma anche del presente, e non è un caso che ancora oggi l’economia locale si basi soprattutto sulla coltivazione di olivi (se ne estrae un olio extravergine straordinario), viti e alberi da frutto, oltre che a una rinomata produzione di miele.
Il monumento più importante di Bonarcado è situato invece proprio nel centro storico del paese, ed è l’imponente Santuario di Nostra Signora di Bonacattu, un’antica chiesa costruita in età bizantina (attorno al VI secolo) sopra un precedente edificio romano (probabilmente uno stabilimento termale), come ha testimoniato il recente ritrovo di un pavimento a mosaico (databile attorno al 400 d. C.) durante dei lavori di restauro. Caratterizzato da una pianta a croce, il santuario si presenta con una facciata romanica realizzata più di recente (attorno al 1200): l’edificio è coperto da una cupola semisferica visibile solo dall’interno, poiché all’esterno è “ nascosta ” da una copertura piramidale.
Nel comune di Bonarcado è presente un’altra chiesa piuttosto interessante, quella di Santa Maria, edificio romanico del 1146 ampliato nel corso del Settecento. Nei dintorni del paese sono infine da non perdere le cascate di Sos Molinos, che con cinque “ salti ” consecutivi coprono un dislivello di circa trenta metri.