Stanis Dessy nacque ad Arzana, in provincia di Nuoro, il 24 agosto del 1900. Durante l’adolescenza frequentò il liceo classico a Cagliari e nel 1917, grazie a una borsa di studio del Comune, si trasferì a Roma e cominciò la sua formazione artistica dedicandosi maggiormente allo studio del disegno e dell’acquerello.
Nel 1921, fatto ritorno nel capoluogo sardo, Stanis Dessy iniziò ad avvicinarsi all’ambiente artistico isolano e conobbe lo scultore Francesco Ciusa e il pittore Filippo Figari; sotto la guida di Ciusa sperimentò la scultura e per qualche tempo insegnò disegno presso la scuola di Rieducazione per Mutilati. Nello stesso anno debuttò nella Mostra del Circolo Universitario Cattolico e nel 1922 realizzò le decorazioni per il Teatro all’aperto del Lido Cagliaritano. Nel 1923 espose una scultura alla Quadriennale di Torino e iniziò a collaborare come illustratore alla rivista “Il Nuraghe”.
Nel 1924, Stanis Dessy fece la conoscenza di Ada Dessì e si trasferì a Sassari. Durante il corso della vita ebbe modo di frequentare artisti come Mario Delitala ed Eugenio Tavolara. Nel 1928 partecipò alla Prima Biennale d’Arte Sarda e un paio di anni più tardi alla II Mostra Internazionale di Incisione di Chicago e alla Biennale di Venezia. Stanis Dessy fu considerato dalla critica uno dei protagonisti più rappresentativi della scuola sarda di xilografia.
Nel 1934 divenne fiduciario del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti. Nello stesso anno realizzò le decorazioni della Cattedrale di Alghero, della scuola di San Giuseppe a Sassari e lavorò alla tela San Francesco predica agli uccelli per la chiesa di Orani.
Nel 1935, Stanis Dessy vinse il premio per la xilografia in ex aequo con Mario Delitala.
Grazie al successo della scuola di incisione da lui fondata, venne istituita a Sassari una scuola d’arte con direttore Filippo Figari e lo stesso Dessy come insegnante. Continuò ad esporre le sue opere e vincere numerosi premi fino agli anni Settanta. Nel 1975 venne ricoverato per un ictus nell’ospedale sassarese.
Stanis Dessy morì, undici anni più tardi, nella sua casa di Sassari il 21 ottobre del 1986; in via Largo Cavallotti è affissa una targa in suo onore.