Con i suoi quasi cinquemila abitanti, Mogoro (in sardo campidanese Mòguru) è uno dei dieci centri più grandi della provincia di Oristano: si trova nella regione collinare della Marmilla, in un territorio così ricco e fertile – anche in virtù dei numerosi corsi d’acqua come il rio Mogoro, il rio Flumineddu e il rio Sassu – che è stato abitato fin dalla preistoria; si pensi che i nuraghi presenti sul territorio sono ben 27 (tredici monotorre e quattordici più complessi) ma, a dimostrazione di una presenza umana da sempre numerosa e costante, non mancano nemmeno resti risalenti alla dominazione fenicia e all’epoca romana.
Nel territorio di Mogoro sono presenti anche le rovine dell’importante antico paese di Bonorcili, sede dell’omonima curatoria ai tempi del Giudicato di Arborea.
Il centro di Mogoro conserva costruzioni assai antiche realizzate in basalto nero, la tipica pietra che si estrae nelle cave dell’altopiano sul quale si trova il paese. Sono celebri anche i portali di Mogoro, grandi portoni di legno che spesso danno accesso ad un cortile interno.
L’economia di Mogoro è famosa soprattutto per un’importantissima produzione di tappeti che ancora oggi, secondo tradizione, vengono tessuti su telaio all’interno dei molti laboratori di tessitura che si trovano per le vie del paese: anche se, ovviamente, i visitatori di Mogoro possono acquistare i tappeti tutto l’anno; un’occasione più unica che rara per chi ha la passione per i tappeti è la Fiera del tappeto sardo, che si svolge ogni anno tra luglio e agosto.
Anche il comune di Mogoro, come molti paesi dell’Oristanese, ha una forte produzione agricola: in particolare ne sono rinomati i vini. Non mancano, inoltre, gli eventi culturali e folkloristici in cui è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Uscendo dalle mura e imboccando la SP44, dopo averla percorsa per circa 3 chilometri in direzione sud-ovest si arriva al nuraghe Cuccurada.